La Cappella di San Jacopo

La Cappella di San Jacopo, un gioiello storico all'interno del Palazzo Vescovile di Fiesole, racconta secoli di arte e devozione attraverso le sue mura. Accessibile da Via San Francesco, si distingue per un portale adornato dallo stemma del Vescovo Folchi del Cinquecento (1), offrendo un ingresso sia dal mondo esterno che dalle stanze vescovili interne. Fondata probabilmente da Jacopo il Bavaro (2) tra il 1027 e il 1039, quest'area sacra ha attraversato fasi di ampliamento e trasformazione, consolidando la sua struttura già nel Trecento.
L'Oratorio si è evoluto nei secoli, arricchendosi nel Quattrocento di un affresco che raffigura l'Incoronazione della Vergine Maria, circondata da una corte celestiale. Nel 1500, fu il Vescovo Francesco Cattani da Diacceto (3) a lasciare un'impronta duratura, non solo con opere e scritti ma anche con la sua sepoltura all'interno della cappella. Il Vescovo Neri Altoviti (4) nel Settecento e Mons. Francesco Bronzuoli (5) nel 1849 hanno ulteriormente contribuito al suo restauro, quest'ultimo rivelando gli antichi affreschi nascosti con l'aiuto del pittore Antonio Marini (6).
Oggi, la Cappella di San Jacopo si presenta come testimone silenzioso di un ricco passato storico e artistico, un ponte tra le epoche che continua a ispirare e affascinare visitatori e fedeli.

La Cappella di San Jacopo si è trasformata in un prezioso scrigno che custodisce la storia e l'arte del territorio della vasta Diocesi di Fiesole, presentando oggi una straordinaria collezione di oreficerie liturgiche. Queste opere, testimoni della ricchezza e del dinamismo artistico della diocesi che si estende ben oltre i confini comunali, da Val di Sieve al Chianti, erano state precedentemente messe al sicuro dalla Curia Vescovile a causa della vulnerabilità delle loro originarie ubicazioni, spesso isolate o abbandonate.

Il restauro della Cappella ha permesso non solo di valorizzare l'edificio e il suo importante affresco, ma anche di esporre una selezione significativa delle oreficerie diocesane in un contesto monumentale, trasformandola in una sorta di deposito a vista dove storia e spiritualità si fondono. L'esposizione, organizzata seguendo criteri storico-cronologici e tipologici, offre un viaggio attraverso l'evoluzione dell'oreficeria liturgica, dalle sue origini medievali fino ai giorni nostri, mostrando le trasformazioni stilistiche e del gusto attraverso i secoli.
Dall'elegante sobrietà degli oggetti tardogotici, passando per la grandiosità rinascimentale, la nitida linearità dell'epoca della Controriforma, fino alla fastosità del barocco e del rococò, al neoclassicismo del XIX secolo e all'eclettismo novecentesco, la Cappella di San Jacopo offre una panoramica unica e affascinante sulle espressioni più significative dell'arte orafa sacra fiorentina e dei suoi dintorni, celebrando così la continuità e l'innovazione nel cuore spirituale e artistico della Toscana.
 
Antonio Marini lasciò un'impronta indelebile nella Cappella di San Jacopo con il suo affresco dell'Apostolo Jacopo il Maggiore, datato 1853, sostituendo l'opera precedente di Nicodemo Ferrucci. Dopo un meticoloso restauro, oggi l'ambiente risplende delle sue originali cromie parietali, liberate dagli strati di scialbatura che ne avevano oscurato la bellezza. Questo restauro conservativo ha non solo consolidato gli intonaci ma ha anche riportato all'antico splendore un'ampia zona del controsoffitto e dell'affresco, rivelando la ricca varietà cromatica dell'opera.
Al di sopra della figura maestosa dell'Apostolo, si dispiega l'Incoronazione della Vergine, circondata da una corte celestiale, con angeli musicanti e santi. Quest'opera, attribuita a Bicci di Lorenzo (7), un artista rinomato per il suo stile neotrecentesco, rappresenta una pagina importante dell'arte fiesolana. Nonostante Bicci abbia dipinto solo le figure dei santi, il contributo di artisti collaboratori, come Rossello di Jacopo Franchi (8), arricchisce l'affresco con elementi tardogotici, dimostrando una continuità artistica e una collaborazione creativa che attraversa i secoli.

Le oreficerie liturgiche custodite nella Cappella di San Jacopo rivelano la storica importanza della Diocesi di Fiesole, testimoniando il suo ruolo non solo religioso, ma anche politico, soprattutto dopo il 1125, periodo in cui l'Episcopato mantenne l'autonomia del territorio rispetto a Firenze. Le prime opere risalenti a quel secolo, come alcune croci, riflettono tendenze stilistiche diffuse in Toscana, sia nella struttura che nell'iconografia.


 

Il XV secolo segna l'arrivo di pezzi di eccezionale prestigio, come la mitria appartenuta a Leonardo Salutati (9), e un calice con lo stemma Medici, testimoniando l'abbondanza e la raffinatezza dell'oreficeria diocesana dell'epoca. Il Cinquecento si distingue per opere di orafi di spicco come Girolamo di Martino Spigliati (10), le cui creazioni, come la croce per Santa Maria a Primerana, rappresentano un unicum nell'oreficeria toscana per l'uso innovativo di motivi a moresche.

Il Seicento e il Settecento proseguono questa tradizione di eccellenza con calici, ostensori e altri pezzi in argento di manifattura fiorentina, riconducibili alle migliori botteghe orafe del tempo. Tra questi spicca un vassoio in argento del XVIII secolo, opera dell'argentiere Cosimo Mari, e arredi di varie epoche fino al primo Novecento, come una legatura di messale in argento commissionata da Niccolò Guadagni nel 1762, dimostrando la continua evoluzione e la ricca tradizione dell'oreficeria sacra fiesolana.

(1) Vescovo Folchi. Personaggio del XVI secolo, il Vescovo Folchi è noto per il suo stemma che adorna il portale di accesso alla Cappella di San Jacopo. La sua epoca fu segnata da importanti cambiamenti politici e religiosi, che influenzarono l'arte e l'architettura.
(2) Jacopo il Bavaro (1027-1039). Probabilmente il fondatore della Cappella di San Jacopo, Jacopo il Bavaro fu un personaggio di spicco nell'epoca medievale. La sua origine "bavara" suggerisce legami con la regione della Baviera, indicando una possibile influenza culturale e politica estesa oltre i confini italiani.
(3) Francesco Cattani da Diacceto (Firenze, 2 settembre 1531 – Firenze, 4 novembre 1595). Nel 1546 Cattani divenne un canonico della Cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze, e dal 1558 fu un protonotario apostolico. L'11 agosto 1570 fu nominato vescovo di Fiesole, dopo il ritiro dello zio Angelo Cattani da Diacceto.  La sua tomba all'interno della cappella testimonia il suo impegno per la bellezza e la spiritualità del luogo.
(4) Vescovo Neri Altoviti è stato Vescovo del XVIII secolo, Neri Altoviti contribuì al restauro e all'embellimento della Cappella di San Jacopo. La sua opera è commemorata con un'iscrizione nella finestra laterale sopra l'altare.
(5) Monsignor Francesco Bronzuoli, (11 settembre 1848 - 1º marzo 1856), fu responsabile del completo restauro della Cappella di San Jacopo. La sua dedizione ha permesso di riportare alla luce e conservare le opere d'arte e gli affreschi antichi.
(6) Antonio Marini (Prato, 27 maggio 1788 – Firenze, 10 settembre 1861) è stato un pittore, incisore e restauratore italiano. A lui si deve la riscoperta nel 1840 di uno dei più antichi ritratti danteschi, realizzato da Giotto intorno al 1330 nel palazzo del Bargello a Firenze.
(7) Bicci di Lorenzo (Firenze, 1373 circa – 1452) è stato un pittore italiano attivo a Firenze soprattutto nella prima metà del Quattrocento.
(8) Rossello di Jacopo Franchi (Firenze, 1376/1377 – 1456) è stato un allievo di Lorenzo Monaco e si distinse per il gusto dei particolari e per la grazia delle sue opere.
(9) Leonardo Salutati (Pescia, primi anni del 1400 – Fiesole, 1466) è stato Vescovo di Fiesole. Rimase al governo della diocesi toscana fino alla morte. All'interno del duomo di Fiesole fece edificare la sua cappella sepolcrale, con il monumento scolpito da Mino da Fiesole Salutati è ricordato per la mitria preziosa, esempio emblematico dell'oreficeria liturgica del tempo, che appartenne a lui.
(10) Fratello di Piero, Girolamo di Martino Spigliati (notizie 1555-1573) è celebre per una croce eseguita per Santa Maria a Primerana, un capolavoro unico dell'oreficeria toscana del XVI secolo.

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