Francesco Maria Veracini

Nella Firenze del 1690, sotto il cielo terso che ha visto nascere alcuni dei più grandi geni della storia, venne al mondo Francesco Maria Veracini, destinato a diventare una stella lucente nel firmamento musicale. Cresciuto all'ombra dello zio Antonio, erede di una tradizione violinistica iniziata dal nonno Francesco, Francesco Maria si avvicinò al mondo della musica con una sete di conoscenza insaziabile. Ben presto, la sua fama di virtuoso del violino varcò i confini della sua amata Firenze, portandolo a essere considerato il più grande violinista italiano dopo la scomparsa del celebre Corelli (1).
Il suo spirito inquieto lo spinse verso Venezia nel 1711, dove le correnti dell'arte e della musica si intrecciavano in un tumultuoso vortice di creatività. Qui, forse, i suoi occhi si incrociarono con quelli di Tartini, un altro colosso del violino, in un silenzioso riconoscimento di reciproca grandezza. Ma fu a Londra, nel cuore pulsante dell'Inghilterra, che Veracini incontrò il suo destino. La città, dominata dalla figura titanica di Haendel, si aprì davanti a lui come un palcoscenico su cui dimostrare il suo ineguagliabile talento.
La sua ascesa fu meteorica; a Düsseldorf dedicò l'oratorio "Mosè al Mar Rosso" all'Elettore Johann Wilhem, incantando l'auditorio con la sua arte sublime. Tuttavia, fu a Venezia che Veracini incantò i cuori e le menti, spingendo persino Tartini a ritirarsi ad Ancona in cerca di nuova ispirazione.
Tuttavia, la stella di Veracini non brillava solo di luce propria; era anche un fuoco che ardeva di orgoglio e determinazione. A Dresda, la sua audacia lo portò a scontrarsi con i giganti del violino, in particolare con Pisendel (2). L'episodio del concerto, dove fu sfidato a esibirsi a prima vista, segnò un momento di rottura: la sua vittoria tecnica non fu sufficiente a scongiurare l'umiliazione di essere superato dal ripienista, che aveva studiato il pezzo con dedizione.
Quel momento di profonda umiliazione lo precipitò in un abisso di disperazione, da cui tentò di fuggire gettandosi dalla finestra in un impeto di febbre. La caduta gli frantumò la gamba ma non il suo spirito indomito. Dopo la sua guarigione, il suo viaggio lo portò a Praga e, successivamente, di nuovo a Londra, dove tentò di riconquistare il suo precedente successo senza però riuscirci. Il tempo, e la musica, avevano continuato a fluire, lasciando il suo stile ad apparire come un ricordo di un'era ormai passata. Ritiratosi a Pisa, in una dimora modesta lontana dai fasti e dalle glorie di un tempo, Veracini visse i suoi ultimi anni in un silenzio quasi monacale. La sua vita si concluse nel 1768, lasciando dietro di sé un'eco di magnificenza e di tragedia.
La storia di Francesco Maria è un inno alla grandezza e alla fragilità umana, una sinfonia incompiuta di trionfi e cadute, che risuona ancora tra le note della storia musicale.

(1) Arcangelo Corelli, esponente illustre del barocco italiano, brillò come violinista e compositore. La sua formazione tra Bologna e Roma aprì la strada a una carriera ricca, sotto l'egida di influenti mecenati. Il suo genio musicale lasciò un'impronta indelebile nel tessuto della musica classica.
(2) Johann Georg Pisendel (1687-1755) fu un virtuoso violinista tedesco e uno dei più influenti compositori del primo periodo barocco. Studiò con Torelli e Vivaldi, diventando maestro di concerto alla corte di Dresda. La sua abilità nel violino e il suo stile compositivo ebbero un impatto significativo sullo sviluppo della musica strumentale in Germania.

 

Targa a Francesco Maria Veracini in via Palazzuolo 30, Firenze
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