Il gioco non vale la candela

Il gioco non vale la candela
Quando rischiare non è più vantaggioso.

 
L'espressione di origine medievale "il gioco non vale la candela" indica che, considerando le circostanze e le risorse coinvolte, non è conveniente o vantaggioso continuare a giocare.

Nel Medioevo, i giocatori erano soliti passare il tempo a giocare tutto il giorno nonostante le restrizioni e le proibizioni, riunendosi in piazza o nelle taverne per giocare con i dadi e cercare di ottenere vincite. Nonostante le multe che dovevano pagare, erano disposti a rischiare pur di vincere. Tuttavia, il vero momento in cui si giocava maggiormente era la sera, quando gli operai, che avevano ancora qualche soldo in tasca, si recavano all'osteria. Verso la fine del Medioevo, i salari erano più alti a causa della peste, quindi avevano un po' di denaro extra da spendere. Durante la sera, il buio calava e si sentiva il desiderio di continuare a giocare. Era comune chiedere all'oste di portare una candela per poter proseguire il gioco. Tuttavia, con l'avanzare della partita, i giocatori potevano decidere di aumentare le puntate, rendendo la posta più alta. Se il giocatore avversario non accettava di puntare una somma più sostanziosa, allora non valeva la pena continuare a giocare. In tal caso, si spegneva la candela e tutti andavano a casa, oppure si decideva di puntare di più. L'idea era che, se il denaro che si rischiava era così esiguo rispetto al valore della candela, allora non aveva senso giocare.

 
Quando nel Medioevo a ogni gioco dovevi per forza scommettere soldi
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