La Madonna dell'Impannata di Raffaello
Il dipinto in questione è un'opera ad olio su tavola di Raffaello Sanzio, datata tra il 1513 e il 1524. Attualmente è esposto nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti. Quest'opera d'arte fu commissionata da Bindo Altoviti, un ricco banchiere, come riportato da Vasari. Durante l'era napoleonica, fu trasferita a Parigi ma fece ritorno in Italia nel 1815.
Il quadro raffigura una sacra conversazione, in cui la Madonna offre teneramente il piccolo Gesù Bambino all'anziana Santa Elisabetta. In secondo piano, è possibile notare una probabile rappresentazione di Santa Caterina che mostra affetto e familiarità verso Gesù. Nell'angolo in basso a destra, troviamo un vivace San Giovannino, l'unico personaggio che guarda direttamente l'osservatore. La disposizione delle figure ruota attorno a Gesù, il fulcro centrale della composizione.
L'atmosfera intima del quadro è ulteriormente accentuata dalla presenza in background di un'impannata, un comune rivestimento delle finestre delle abitazioni private dell'epoca. Poiché il vetro era considerato un materiale prezioso destinato alle chiese, nelle case veniva spesso sostituito da teli impermeabilizzati con una sostanza a base di vischio. Questa caratteristica peculiare conferisce il nome all'opera.
Un capolavoro del Trecento raffigura un santo martire con pietre e veste diaconale, opera di un genio toscano. Simbolo di fede e arte gotica.
Giovanni Battista Paggi (1554-1627), pittore genovese, maestro di grande virtuosità e raffinatezza, noto per opere in Italia e all'estero.
Maestro della scultura cattura con grazia attimi di gioia infantile, una scena vivida di gioco e affetto. L'arte diventa racconto di pura felicità.
Pietro Baldancoli superò la perdita del braccio destro, creando affreschi e decorazioni rinascimentali in tutta Firenze e oltre.