Carnevale Arabo a Firenze, dal Tigri all'Arno

Antico Carnevale a Firenze

Foto Alinari

Dopo il ritorno di Leopoldo I dall’esilio di Gaeta, venne proibito l’uso delle maschere, ma scomparve qualche anno dopo; anzi, negli anni successivi le maschere furono di gran moda, anche al di fuori del Carnevale. Ne abbiamo un esempio la sera del 24 giugno 1863, esta del Patrono di San Giovanni, venne organizzata una grande festa danzante con ingresso riservato alle maschere, al Politeama Vittorio Emanuele II [1], ma la festa di carnevale però non si svolse perché la serata si concluse a causa di un drammatico incendio con due morti e molti feriti.

La sede dei carnevali più spettacolari della Firenze ottocentesca è stato senz’altro quelli al vecchio quartiere cittadino chiamato “ghetto”, e di cui, dopo anni di polemiche, era stata decisa la demolizione nel quadro generale di “risanamento”. Le pratiche della demolizione iniziarono prima che Firenze fosse capitale del giovane stato ma solo nel 1882 il “ghetto” perse i suoi abitanti. Trascorse altro tempo prima che degli artisti chiesero e ottennero la possibilità di organizzare delle feste carnevalesche; così nel 1886 l’intera zona fu trasformata in una città araba e due anni dopo nel 1880 divenne una città cinese.

Molti i carnevali memorabili di Firenze, ma indubbiamente le feste carnevalesche più spettacolari sono state quelle organizzate negli anni 1886 e 1888, perché vollero sfruttare le possibilità offerte da un grande e deserto palcoscenico esistente nel cuore della città e costituito da un intero quartiere, il “ghetto”, che il piano regolatore aveva destinato, tra cento polemiche, alla distruzione. La disponibilità di un vasto scenario, un nucleo urbano con case, negozi, strade, vicoli, piazze, accese la fantasia di artisti ed arredatori, che nel 1886 vi ricostruirono Bagdad, la favolosa città adagiata sulle rive del Tigri, antica sede del califfato degli Abassidi, e che due anni dopo ricrearono nel medioevale quartiere fiorentino un angolo, rievocando la vita, il costume, le favole, della lontana Arabia.
Ciò che colpisce è la cura meticolosa con la quale venne costruita la capitale dell’Iraq, artisti arredarono strade, piazze ed edifici, e vestirono le numerose comparse, riuscendo a creare ai visitatori della finta Bagdad la perfetta illusione di trovarsi a migliaia di chilometri lontani dalle rive dell’Arno e di muoversi nel mondo mussulmano attraverso il grande porto sul fiume Tigri. Naturalmente per il carnevale del 1886 non mancarono i veglioni alla Pergola e Regio Politeama, balli popolari, giochi per ragazzi, ma a differenza di tante manifestazioni di questo genere, di cui si è perso il ricordo, il grande e magico evento rimase per molto tempo nella memoria dei fiorentini.  Alla fine della festa che durò un mese e mezzo tutti gli arredi vennero messi all'asta ed il ricavato, sembra, sia stato dato alle famiglie sfrattate e collocate in altre zone come Santa Croce e San Frediano.

[1] Politeama Vittorio Emanuele II oggi è il Teatro Comunale ed era stato inaugurato il mese prima, e precisamente il 17 maggio con l’opera “Lucia” di Donizetti ed il ballo “Carlo il Guastatore".

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