Origine dei Tabernacoli in Firenze

Origine dei Tabernacoli a Firenze
 

Tratto da Izunnia Ant. M.Cavagna San Giuliani di Gualdana, Antonio, Reminiscenze pittoriche di Firenze, Firenze, Tip. dei Vulcani, 1845.

 

Tra gli Ebrei, il termine "tabernacolo" si riferiva a una tenda o un padiglione. La "Festa dei Tabernacoli" era una cerimonia religiosa commemorativa dei quarant'anni passati dai loro antenati nel deserto, durante i quali vivevano in tende portatili.

Anche i Romani utilizzavano il termine "tabernacolo", ma in un contesto diverso. Era un luogo elevato dove gli auguri o i veggenti praticavano le loro osservazioni. Anche loro, per mantenere segrete le loro cerimonie misteriose, si nascondevano dietro tende e cortine.

Tuttavia, è interessante notare che il termine "tabernacolo" per gli Ebrei era anche usato per la tenda sotto cui veniva collocata l'Arca. Da loro, e non dai Romani, abbiamo ereditato l'uso di chiamare "tabernacoli" quelle piccole cappelle in cui venivano collocate immagini di Cristo, della Vergine e dei Santi lungo le vie pubbliche. Questa pratica a Firenze risale al XII secolo o forse anche prima.

Nel XI secolo, l'eresia dei Manichei, successivamente chiamata Paterini, si diffuse in Italia, compresa Firenze. Nel Concilio di Verona del 1184, ai vescovi venne ordinato di indagare le persone sospette di eresia e di punirle in base alla gravità delle loro colpe. Nel 1198, alcuni monaci dell'ordine di Cistercio ricevettero l'incarico da Innocenzo III di convertire e punire gli eretici nella Linguadoca. Nel 1232, Gregorio IX affidò questa missione al nuovo ordine dei Predicatori, fondato da San Domenico.

il santo Atleta
Benigno de' suoi ed a' nemici crudo
(Dante. Paradiso C. XI)
 

In quel periodo, anche i governanti e i principi collaborarono con i pontefici in questa lotta contro gli eretici. Tuttavia, perché questa intensa azione da parte dei governanti e dei comuni? Non sarebbe stata responsabilità della Chiesa affrontare le questioni riguardanti la fede? La risposta a queste domande è semplice: gli eretici rappresentavano una minaccia non solo per la Chiesa, ma anche per la stabilità dei governi e delle comunità. A volte cercavano di promuovere la democrazia contro la monarchia o la democrazia contro l'aristocrazia, a seconda del contesto in cui si trovavano.

Nel 1254, Innocenzo IV assegnò le responsabilità dell'inquisizione ai Domenicani e ai Francescani, con la Toscana affidata a questi ultimi. Tuttavia, quando i Domenicani erano gli inquisitori a Firenze, la città era piena di sospetti e timori. Gli eretici provenivano spesso dalle famiglie più potenti e godevano del sostegno degli imperiali. C'era il timore che la rigidità dei frati negli interrogatori, senza considerare il potere o la posizione di chiunque, potesse causare seri problemi.

Un episodio significativo fu la carcerazione e la condanna a morte, per opera del frate Domenicano Ruggieri Calcagni, di molti eretici, tra cui membri della famiglia del Barone. Ciò scatenò una ribellione armata, con parenti e sostenitori degli eretici che assaltarono la prigione, liberarono i prigionieri e li portarono in luoghi sicuri nelle zone circostanti. Minacciarono anche gli inquisitori con ulteriori violenze e minacce di guerra civile nella città. Il Papa, informato di questi eventi, inviò a Firenze fra Pietro da Verona, un ardente persecutore degli eretici in Lombardia, per placare la situazione.

Fra Pietro da Verona predicava instancabilmente nelle chiese, nelle piazze e per le strade, condannando i Paterini e mobilitando gruppi di cittadini armati a difesa della fede e dei conventi. Poiché i Paterini propagavano false dottrine sulla Madre di Dio, fra Pietro incoraggiò il popolo a lodarla e a collocare immagini della Vergine sulle pareti esterne delle loro case, oltre a costruire tabernacoli, dove tenevano accese lampade durante la notte. Chiunque non aderiva a questa fede fanaticamente zelante era considerato sospetto di eresia.

Da queste narrazioni emerge che la devozione alla Vergine Maria e il culto dei Santi furono i precursori dei primi tabernacoli a Firenze, molti dei quali esistono ancora oggi. In tempi più recenti, alcune persone indossavano nastri o coccarde per esprimere la loro affiliazione politica o il desiderio di un cambiamento di governo. Chi non aderiva a questi simboli poteva essere considerato un nemico e subire minacce e violenze. Molte persone, per evitare problemi o per ipocrisia, aderivano a tali simboli anche se non condividevano tali sentimenti.

L'uso diffuso dei tabernacoli, illuminati da lampade, in alcune vie contribuì notevolmente alla sicurezza personale, specialmente in un'epoca in cui le strade non erano illuminate come lo sono oggi.

In alcuni incroci o strade, è ancora possibile trovare tabernacoli che somigliano a piccole chiese o oratori. Questi tabernacoli hanno una storia dolorosa legata alle epidemie di peste che hanno colpito Firenze fino al XVII secolo. Quando si verificava un caso di peste in una determinata via, quella strada veniva isolata, e venivano imposti rigidi divieti di accesso e di uscita. Solo alcune persone erano autorizzate a consegnare cibo agli abitanti e vi potevano entrare medici, preti e becchini. Per garantire che la religione fosse accessibile a tutti i quartieri o sestieri della città, venivano designati sacerdoti per celebrare messe per le strade, spesso in crocicchi e cantoni. Gli altari venivano eretti con baldacchini e decorati con cura, mentre i cittadini ascoltavano le messe dalle finestre o dalle porte delle loro case. La sera, si recitava il rosario pubblicamente nei luoghi designati.

In sintesi, i primi tabernacoli erano portatili, ma a causa delle frequenti epidemie di peste, i cittadini iniziarono a costruirne di permanenti, più o meno adornati a seconda delle loro possibilità finanziarie. Questi tabernacoli hanno una storia importante e rappresentano una parte significativa del patrimonio storico di Firenze. Quando parleremo dei singoli tabernacoli che trovero durante la nostra visita, cercheremo di identificare quelli che appartengono a ciascuna delle categorie menzionate.


 (1) Benvenuto da Imola, nolo commentatore della Divina Commedia, aveva già scritto: Quanti mai vi sono eretici, i quali simulatamente appaiono cattolici per timore di pene o d'infamia! Muratori, Diss. Voi. I.

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